Kcho - Giuseppe Gabellone

Kcho – Giuseppe Gabellone

08/06/1998 - 21/07/1998

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veduta parziale mostra Kcho, Studio Guenzani, 1998 – ph: Roberto Marossi

GIUSEPPE GABELLONE

Giuseppe Gabellone é nato a Brindisi nel 1973. Vive e lavora tra Brindisi e Milano.

Le strutture presentate allo Studio Guenzani, delle quali lo stesso autore non da’ una definizione precisa, si collocano a metà tra la pittura e la scultura. I titoli, “Rosso e azzurro”, “Giallo e viola”, “Verde e arancione” e “Blu e rosa” suggeriscono una bicromia non visibile al fruitore al quale le opere si presentano come monocrome. Si tratta, infatti, di strutture bifronti di cui una faccia rimane sempre celata allo spettatore. La scelta del verso secondo cui esporre le opere non segue alcun ordine di priorità.

In questi ultimi lavori di Gabellone l’attenzione dell’artista piuttosto che concentrarsi sull’aspetto immediatamente percepibile dell’opera è rivolta alla sua elaborazione concettuale. Elemento centrale delle strutture presentate allo Studio Guenzani è, infatti, la faccia non visibile allo spettatore suggerita dal titolo. Essa costituisce, secondo le intenzioni di Gabellone un’immagne mentale, concreta e reale quanto l’immagine visibile.

La natura bifronte delle strutture esposte allo Studio Guenzani esprime la virtualità della realtà contemporanea in cui l’abuso dei mezzi tecnologici ha menomato la capacità percettiva dell’individuo.

 

KCHO

Kcho (Alexis Leyva) é nato nel 1970 a Nueva Gerona, Isla de la Juventud, Cuba. Vive e lavora a La Habana.

Centrali nelle opere di Kcho sono i temi del viaggio e dell’impermanenza, entrambi legati alle “origini isolane” dell’artista. Come affermato dallo stesso Kcho:«Chi nasce, vive e cresce in un’isola ha un rapporto diverso col mondo. Questa condizione può essere vissuta anche come una sorta di castigo… Hai, infatti, davanti a te il limite affascinante del mare che ti separa dal resto del mondo.» Il riferimento al mare, infatti, inteso come barriera fisica da oltrepassare per uscire dal proprio isolamento e quindi come l’elemento fisico con cui necessariamente confrontarsi per definire la propria identità, é sempre presente nell’opera dell’artista. Le barche, i copertoni e le zattere realizzate da Kcho, definiti dallo stesso artista «oggetti galleggianti», non rappresentano soltanto il dramma dell’esodo massiccio della popolazione cubana ma l’esistenza stessa. Il fatto che gli «oggetti galleggianti» siano privati della loro funzionalità non sottolinea tanto l’utopia e il fallimento della fuga quanto l’illusorietà dell’opera d’arte. Essi, infatti, non sono creati dall’artista per navigare e non prevedono passeggeri, ma rappresentano piuttosto un’idea: l’idea del viaggio, della libertà e della fuga verso la terra promessa. Allo stesso tempo grazie alla loro capacità evocativa le opere di Kcho possono trasportare chi le guarda e far viaggiare la loro mente.

Allo Studio Guenzani sono esposte una grande scultura e alcuni disegni a carboncino.

 

Press release