Catherine Opie

Catherine Opie

02/10/2002 - 16/11/2002

Icehouses #2

C. Opie, Icehouses, 2002.

CATHERINE OPIE

Icehouses sono chiamate le baracche di legno colorato che i pescatori costruiscono sui laghi ghiacciati per la pesca invernale. Esse vengono collocate sulla superficie indurita del ghiaccio all’inizio dell’inverno e lì rimangono fino a che il clima più mite non inizia a sciogliere la crosta ghiacciata. Alcune di esse vengono costruite secondo precisi progetti, altre in modi molto più improvvisati.

Sono le Icehouses gli unici soggetti presenti in questa serie di fotografie di Catherine Opie, esse ci appaiono  immerse e quasi perse nella bianca luce abbagliante che unisce la terra e il cielo nella giornata invernale. Solo un lontano crinale di vegetazione segna il confine dell’orizzonte che divide quasi perfettamente a metà lo spazio dell’immagine. Al di sopra e al di sotto di questa linea ogni tipo di prospettiva viene annullata e ogni elemento del paesaggio: le costruzioni, il bosco al limitare del lago, si cristallizzano a tal punto da poter essere osservati come puri elementi base dell’arte di tutti i tempi: forma e colore.

Catherine Opie ha scattato queste immagini nel 2001, nel corso di un periodo trascorso presso il Walker Art Center di Minneapolis, invitata come artista in residenza. Le fotografie sono state esposte in occasione della mostra personale dell’artista al termine della sua residenza.

Il paesaggio diventa nelle fotografie di Catherine Opie lo spunto per indagare i luoghi di contatto delle comunità: siano essi i centri commerciali della California, nella serie “Mini-malls” o le “Freeways” attorno a Los Angeles. Essi sono sempre e rigorosamente abbandonati dalla presenza umana ma forniscono ugualmente una serie di informazioni sul modo di vivere, di muoversi, di affrontare il quotidiano di vaste comunità. Persino nella serie  Icehouses, dove il cielo e la terra, immobili, si toccano in un punto: l’orizzonte popolato dalla presenza umana.

E anche nei “Portraits” e nelle “Domestic Series”, ritratti della comunità gay-lesbica di Los Angeles e non solo, forse le opere di Catherine Opie più conosciute, i personaggi esprimono la loro individualità trasgressiva e contemporaneamente l’appartenenza ad un gruppo attraverso i segni sul loro corpo: i piercing, i tatuaggi esasperati.

Le immagini create da Catherine Opie sono pulite, di preferenza frontali, i soggetti sono trattati con assoluta eleganza e raffinatezza, il pensiero va ai grandi maestri classici del ritratto e del paesaggio.

 

Press release