Stefano Arienti

Stefano Arienti

06/05/1996 - 31/05/1996

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Veduta parziale mostra Stefano Arienti, Studio Guenzani, 1996 – ph: Roberto Marossi

STEFANO ARIENTI

In questa sua ultima personale allo Studio Guenzani Stefano Arienti affronta due filoni classici dell’arte figurativa: il ritratto e il nudo.

La serie dei ritrattti è stata realizzata partendo da immagini banali, domestiche: fotografie dell’artista e dei suoi amici, scattate in momenti di intimità di una giornata qualsiasi, che vengono manipolate attraverso una serie di successive elaborazioni . L’artista è intervenuto dapprima sulla diapositiva originale, graffiando e bruciando l’immagine, alterando i volti fino ad occultarli, a renderli irriconoscibili; successivamente dalla diapositiva sono stati ottenuti un ingrandimento ed una stampa a trasferimento elettrostatico, un procedimento che esalta al massimo le qualità pittoriche dell’intervento su pellicola.

Per Stefano Arienti lavorare su un’immagine non è che un modo di disegnare, è una tecnica tradizionale, attraverso la quale combattere la presunta fedeltà delle immagini da cui siamo continuamente bombardati : “Credo nel disegno come forma di conoscenza, una sorta di controllo sulle forme”. Nei ritratti in mostra le fotografie diventano disegni che ci parlano dell’esperienza di essere ritratti, del disagio di vedere il proprio volto diventare oggetto, del fragile rapporto fra l’immagine e l’io.

Stefano Arienti manipola con ironia e intelligenza immagini provenienti dalle fonti più disparate, operando una consapevole contaminazione fra iconografia colta e popolare: “L’immagine per me non è la pura evidenza del soggetto, della cosa  rappresentata, non è puro messaggio o informazione: per me è un organismo che contiene una complessità favolosa di elementi tutti correlati tra loro a creare un materiale, in un certo senso un organismo vivente.”

Nella serie dei nudi, delicati disegni realizzati a puntinismo su carta da lucido ed eliocopia, l’artista stravolge i canoni di bellezza convenzionale, proponendo corpi di uomini e donne che esibiscono la propria comune fisicità in pose di estrema naturalezza.

Ventri obesi e forme cadenti contrastano con la classicità dello stile e dell’esecuzione generando un senso di ilarità.  Ci fanno sorridere queste figure che sembrano emergere dallo spazio indistinto del foglio, sono immagini impudiche ed ingenue che sembrano esprimere un invito alla riscoperta e alla riconciliazione dell’uomo con la sua corporeità, ricordandoci come la consapevolezza di ciò che si è sia legata anche alla capacità di manifestare il piacere, di esteriorizzarlo.

 

Press release